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mercoledì 14 marzo 2018

non restare chiuso qui, pensiero..

il web è letteralmente inondato dal cordoglio per Stephen Hawking. Ovunque. Su ogni sito, in ogni social. Lo Zenith suTwitter.
Tutti, da la creme de la creme della cultura e dello spettacolo all'ultimo dei nerd pipparoli, a dedicargli una riflessione, un pensiero, un semplice rest in peace o qualche bella frase. Una particolarmente bella, che qui in Italia credo assuma pure una lieve sfumatura politica: uno non  vale uno.
C'è solo un piccolo problema.
Fino all'istante in cui ieri sera Mentana ha dato grande risalto alla notizia nel suo tg, io non avevo la più pallida idea di chi cazzo fosse. Dall'alto della mia abissale ignoranza, non ne sono mai venuto a conoscenza. Mai. E di sicuro non ne vado fiero.
Io, a differenza di tantissimi atri che sventolano la propria troglotitudine come una bandiera, non ne vado affatto fiero. Vorrei aver saputo di più, avrei voluto saper fare di più quello che ho saputo fare.
Per l'ignoranza, l'indulgenza deve essere al minimo sindacale. Anche la propria. O soprattutto.
Il rischio è quello di non venire a sapere di una mente sublime come questa, di non osservarla, di non spiarla, di non trovare in essa lo stimolo a fare un po meglio nella nostra esistenza, a pretendere di più da noi stessi, a valere di più.
Il rischio è di non rinfrancarsi dalla certezza che grazie al cielo la razza umana ha ancora qualche scusante, perchè ci sono gli Stephen Hawking.
Che mentre io ero tutto indaffarato ad ignorare, era invece tutto indaffarato a non permettere a un destino infame di impedirgli di essere un gigante della scienza e del pensiero.

foto pubblicata da Nile Rodgers nel suo Twitter

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