Sono un po di parte perchè ho sempre amato quella città in modo smodato (ma sia chiaro, secondo me tutto questo amore lo merita sul serio). Non l'avevo mai visto e perciò ho approfittato del fatto che stasera Rai 3 lo trasmettesse nella sua svogliata seconda serata estiva: "Passione 2010", ovvero Napoli raccontata attraverso il suo repertorio canoro per lo più classico da uno che tanto napoletano non lo è, ovvero il newyorkese John Turturro, regista e autore del film. Con la solita considerazione su questo particolare aspetto di Napoli che mi ha sempre strabiliato.
Ovvero quanto fossero geniali, perfette, mai banali, stracolme di guitto e poesia furibonda la stragrandissima maggioranza delle canzoni del repertorio classico partenopeo, perciò l'esatto opposto delle miserabili, infantili, retoriche, inutili scemenze di quello popolare da qualche decennio a questa parte. Nel senso: Napoli è sempre quella, i napoletani pure. Perciò cos'è cambiato per passare da una simile inesauribile miniera di bellezza lirico-musicale a un tale livello di povertà e bruttezza?
Uno dei molti, inestricabili misteri di quella magnifica città.
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