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martedì 1 settembre 2015

la quiete

La cosa che più mi piace è quel ciancichio, quello sbiascichio collettivo perfettamente incorniciato dalla quiete, dal silenzio delle belle mattinate orbetellane, quelle qualsiasi, di tutti i giorni. Mi incanta. E mi fa pure ridere (se a farlo fossero degli umani volerebbero i coltelli). E mi piace tutti i giorni, come se fosse la prima volta. Da 12 anni.
Succede quando, dopo essere sopravvissuto miracolosamente alla foga del primo assalto, riesco finalmente a scodellare per tutti. Quei primi istanti. Quando tutti finalmente mangiano. Dopo tante tante ore.
Quello è il momento preciso in cui percepisco il sollievo. Lì è quando avverto nitidamente che il mio piccolo sacrificio di operatore volontario viene ripagato dal grande sollievo che riesco a portare. E allora li guardo. Li guardo incantato. E quando è possibile perchè il soggetto lo permette, li accarezzo, gli faccio sentire la mia presenza, cerco di comunicargli quella considerazione che altrimenti non avrebbero mai avuto nella loro vita.
E lo faccio sempre. Ogni giorno. Anche quando il tran tran della vita di tutti i giorni mi costringe ad andare un po' più di fretta. Non do mai per scontato che in quell'istante possa farlo.
Perchè la prima certezza che acquisisci quando fai questo tipo di cose è che quando raccogli il tuo borsone e te ne vai, uno di quei gatti potresti averlo appena visto per l'ultima volta.

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