LABELS

ALTROVE (766) UN ALTRO GIORNO (253) QUI E ORA (106) NOTE (8)

venerdì 24 aprile 2015

un'Italia.

Sono orgoglioso di appartenere a un'Italia democratica, repubblicana, laica e libera.
Sono riconoscente ogni giorno a chi me l'ha fatta trovare così.
E ho schifo per chi la sta riducendo a un piccolo letamaio razzista circondato di filo spinato.

giovedì 23 aprile 2015

il ritorno (indoor) del prode Silvio

Finalmente riscende in campo. Ma, ahimè, c'è un ma.
Il prode Silvio, pimpante e combattivo come non mai, incontra i suoi parlamentari e palesa il suo ritorno sulla scena politica italiana dopo la feroce espiazione della pena che quei cattivoni dei magistrati gli hanno inflitto per aver frodato lo Stato, ovvero una canastella settimanale in compagnia di una manciata di suoi arzilli coetanei (un po' come spedire un bimbo di 5 anni a fare l'operatore di Telefono Azzurro) per sei mesi, che una volta estinta, lo vede di nuovo fresco a aitante come un teenager, pronto a risalire in sella e guidare la sua amata Italia verso nuovi e floridi lidi. Con un ma, dicevo.
Non gli sarà possibile, ci svela, tenere comizi nelle piazze o luoghi all'aperto. E non perchè nelle casse ormai esangui del partito (ma pure nelle sue, visto cosa gli costa il silenzio di tutto il caravanserraglio dei baldracconi a busta paga) non ci sono più i soldi neppure per il kit panino col capocollo, boccetta d'acqua (possibilmente diuretica) e salvietta rinfrescante per i vecchietti dei circoli-anziani e case di riposo di mezza Italia che era solito deportare in massa per fargli assistere basiti ai suoi deliranti comizi e battere le mani a comando dei capo-claque come a Ok Il Prezzo è Giusto, spedendo poi quel cinerone della Santanchè nei talk show a farneticare di "piazze piene" (sorvolando elegantemente sulla inquietante media anagrafica degli allegri raduni, che al confronto quelli degli alpini sono la Love Parade di Berlino), bensì perchè oggetto di minacce da parte dell'Isis. Non sto scherzando (lui pover'uomo neppure, temo), proprio dell'Isis: quell'Isis lì.
E per aggiungere un ulteriore pizzico di modernità alla promessa di ri-ri-ri-discesa in campo, dopo aver calato il carico da novanta dell'intelligence psycho-thriller, ha parlato di un partito "alla Bush". Cioè completamente suonato, Sor Silvio?

mercoledì 22 aprile 2015

send in the clowns..

Fuori i dissidenti, entrino i lacchè. 
Renzi, oltre le più rosee previsioni, si sta rivelando pure peggio di Berlusconi. Con una differenza. Che con tutto il caravanserraglio di troioni che gli zompettavano attorno e il turbinio di casini pecorecci che riusciva a scatenare, che io nemmeno se mi ci mettessi d'impegno, mi divertivo come un matto. 
Il Barak Obama al lampredotto non lo trovo neppure divertente.


lunedì 20 aprile 2015

porta i sali, Osvaldo: il Re straparla..

"Un uomo deve essere un uomo". Non è il manifesto del pensiero di Carlo Giovanardi ne la scritta sull'ultima t.shirt della Mussolini: è semplicemente quanto ha detto al Sunday Times sua altezza Re Giorgio Armani, leggenda vivente, vera eccellenza italiana (lui si, non quelle due pesti bubboniche di Volta & Gabbana queens of bancarella), uno di quei fashion designer che ti fa venir voglia di sederti e rivedere un attimo la topografia dei confini tra le parole stilista e artista. Perciò uno che merita di essere quantomeno ascoltato. Soprattutto quando parla di vestiti.
 E perciò quando te la butta là, così, con nonchalance, un po' ci rifletti: "Un uomo omosessuale è uomo al 100%. Non ha bisogno di vestirsi da omosessuale". A parte l'insistenza sul termine ospedaliero "omosessuale" che definire vetusto è un'eufemismo (gay, Giorgè: si dice gay), the King ci chiede di vestirci da uomini (per fortuna non di camminare da uomini che per un pelo andavamo a scomodare il riposo eterno del poro John Wayne). E di grazia, sua eccellenza, come sarebbe sto vestito da gay? Tutina rosa fucsia metallizzata? Perchè alcuni gay si vestono così. Pelle, borchie e berretto da biker? Perchè alcuni gay si vestono così. Jeans e giacca? Perchè alcuni gay si vestono così. 501 decolorati e camicia western? Perchè molti gay si vestono così. Cosa significa "quando l'omosessualità è esibita all'estremo è qualcosa che non ha a niente a che fare con me"? Quale capo di abbigliamento, dato che lei se ne intende, "esibisce all'estremo" un orientamento affettivo, un sentimento, una pulsione sessuale? Le rispondo io, Giorgissimo, che non so neppure attaccare un bottone e che il più delle volte vesto come uno appena sceso dai barconi a causa della mia attività di volontario randagismo felino che non necessita esattamente del tuxedo, diciamo così (a proposito: la tenuta da gattaro, San Giorgio, "esibisce all'estremo" o no?). La verità è che nessun abbigliamento esprime una vita, un amore, un affetto, una tendenza sessuale: nes-su-no. Ne all'estremo ne in modo sobriamente contrito. Non c'è un solo modo di essere gay, esattamente come non c'è un solo modo di essere donna o, appunto, uomo. Questi sono stereotipi, clichè, roba vecchia e puzzolente, che neppure le nostre nonne prendevano granchè sul serio. E perciò, di conseguenza, non c'è un modo per "esibire" queste cose. Al più, con l'abbigliamento si esibisce la propria personalità, che però ha tante, tantissime sfaccettature, delle quali la sessualità non è che una componente: una delle tante.
Fa un po' specie sentir dire queste minchiate da un uomo (o omo) di mondo come lei, sua Magnificienza. Queste si che sono banalità da bancarella, da mercatino rionale, da Dolce & Gabbana, tanto per pungolarla nel vivo. Queste si che sono degne delle t.shirt della Mussolini e dei proclami di Giovanardi.
Un'ultima considerazione: ammesso e non concesso che l'omosessualità si possa esibire, perchè dovrebbe essere esibita anche solo un soffio in meno di quanto non si esibisca l'eterosessualità? Perchè dà tanto fastidio questa "esibizione"? E perchè dà tanto fastidio persino a un gay anzianotto e navigato come lei? Difronte a uno che passeggia beato con shorts animalier giro-chiappa e canotta in lurex, dovrebbe essere proprio lei, guru della moda, a sostenere con forza che se è questo il modo in cui ti senti di esprimere la tua personalità, benissimo, fallo: non hai bisogno dell'autorizzazione di nessuno ne delle pagelle da nessuno.
Perchè a me risulta, Sua Divinità, che su tutto si può discutere tranne che su una cosa: che la moda (quella vera, quella di cui lei si occupa ogni giorno da 100 anni) abita su un pianeta. E le convenzioni su un altro.
Volendoci attenere agli stereotipi che lei sembra amare tanto: sarà mica vero, allora, che gli stilisti sono la categoria che nello sparare stronzate sgrammaticate è seconda solo ai calciatori?
Comincerei a sospettare di si.

domenica 19 aprile 2015

italiani poveracci.

Gente politicamente morta, sepolta (nella fattispecie sotto uno tsunami di scandali da operetta) e putrefatta, che elettoralmente boccheggiava nei paraggi di percentuali con cifre da schedina Totip, tipo non tanto quell'infelice di Buonanno e i suoi compagni di cordata, bensì la Meloni, per esempio, che a uno che è sbarcato ieri da Plutone potrebbe pure sembrare una persona normale salvo essere stata, piccolo particolare trascurabile,  uno dei pezzi da novanta della barzelletta planetaria  Berlusconi, ovvero la classe politica che ha trascinato a suon di scandali e botox l'Italia nella cloaca di merda in cui galleggia attualmente e dalla quale sarà un'impresa epica venir fuori, che paraculamente a un certo punto si rendono conto che l'unica alternativa al doversi  trovare un lavoro vero, termine sconosciuto e inesplorato, fosse crearsi una verginità politica nuova di zecca che-è-andata-bene-alla-Le-Pen-vuoi-mai-sapere-che-va-bene-pure-a-noi (nessuno l'ha per caso notato che sono diventati tutti cattivissimi dopo il primo trionfo elettorale della bella Marine che se non altro ha avuto la decenza di mandare a cagare tutto il ciarpame fascista che quella carcassa dell'adorato paparino si portava appresso) facendo leva su quei poveracci che guardano Studio Aperto beatamente convinti di aver visto un tg ("l'ha detto la televisione"), che condividono su Facebook, in alternanza agli aforismi di quel luminare di Fabio Volo, tutte quelle favate di bufale orchestrate e fatte diventare virali dagli instancabili bricconi di Forza Nuova e certe frange della Lega Nord Ma Forse Non Tanto Nord Magari Anche Un Po' Sud E Che Dio Ce La Mandi Buona Che Sennò Qui Stavolta Tocca Andà A Lavoro Altro Che Diamanti In Tanzania, bufale non solo smascherate e sputtatate da praticamente tutto il resto dell'universo, quello normale, ma di una tale imbecillità che pure un bimbo di 5 anni e neppure particolarmente sveglio capirebbe che non possono essere neppure lontanamente corrispondenti anche a un solo barlume di verità, le Boldrini che distribuiscono palazzine Liberty agli immigrati, sindaci di sinistra che elargiscono vitalizi milionari ai Rom , volontarie (semplicemente un po' sceme, a mio parere) che girano armate di Kalashnikov e bombe atomiche, "comunisti" che spalancano porte e portoni alle invasioni di negri, cavallette, ultracorpi e extraterrestri, e soprattutto ad "immigrati" malati di ebola che ora ci sarebbe da andare a cercarli uno a uno e chiedergli: "ascolta, poveraccio: dove so' sti italiani contagiati dall'ebola? Perchè povero imbecille non ce ne presenti anche solo uno?" e via sminchionando, che ringhiano col la bava alla bocca ogni volta che qualche preside legittimamente laico comincia a trovare ragionevolmente insopportabile la presenza nelle scuole pubbliche di simboli religiosi di una sola unicissima specificissima parrocchia sempre lei, sempre quella, in nome di questi ectoplasmi di radici cristiane che non si è capito bene cosa cazzo siano, di sicuro niente a che vedere con il cristianesimo che, come il poro Bergoglio si affanna a ricordarci un giorno si e l'altro pure, è quello dell'ospitalità incondizionata, dell'accoglienza, degli ultimi che saranno i primi, del dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, dello stare sempre e solo dalla parte dei più poveri, deboli e vulnerabili di cui non c'è un remotissimo cazzo di traccia nel lerciume del Salvini-pensiero (per concederci un ossimoro) che oops è però proprio sempre il primo a ergersi a paladino delle radici cristiane, tra un rito celtico in compagnia di quei beoni dei suoi compagni di parrocchia e l'altro.
Il punto è, per fare a capirci, che questi c'hanno il loro bel cazzo di tornaconto a sciacallare sulla vita di 700 poveracci finiti per l'ennesima volta in pasto ai pesci glu glu: questi hanno centinaia di migliaia di euro di ragioni per farlo, visto che la loro coscienza di gente disonesta, cattiva, ignorante, arretrata culturalmente che sarebbe stata troppo pure pure per gli schiavisti dei cotonifici di "Radici" gli consente di farlo: e chiamali scemi. Il punto, dicevo, sono questi italiani poveri e soprattutto poveracci, che la bevono. Che la bevono tutta. Che la bevono sempre. Che sventolavano bandierine con gli occhi lucidi al salvatore della patria che ci avrebbe fatto piovere dal cielo un miliardo di posti di lavoro, che avrebbe abbassato, ma che dico abbassato, asfaltato le tasse (bu bu..), che avrebbe riempito sino all'implosione i ristoranti di famigliole gaudenti e ingorde e che invece se n'è andato dopo aver trombato come un orco e fatto lievitare il debito pubblico come un schiaccia di Pasqua non prima di essersi aggiustato qualche leggina che gli ha parato il culo riguardo a tutte le adorabili frequentazioncine mafiose che in passato gli hanno sbrigato qualche pratica e sgombrato di qualche ostacolo la strada per diventare il grande imprenditore che si è fatto da solo (e visto i ceffi che frequentava abitualmente, meglio solo che male accompagnato) e aver rimpinguato le casse delle sue millesettecento aziende seppur con metodi non sempre ortodossi tipo corrompere giudici a suon di milioni. E che ora squirtano di goduria assoluta davanti alle solite quattro stronzate sempre quelle di questo mentecatto dal facciotto ponfo, che non ha mai lavorato un giorno che è un giorno in vita sua, che ha cercato fama e gloria (ma facciamoci bastare uno sgamotto qualsiasi per non andare a lavorare) in tutti i modi possibili e immaginabili nei programmi berlusconiani di livello Tele-Favelas (in sincro col suo illustre omonimo), non riuscendo neppure in quello (e si che ne ha sfornata a di feccia impresentabile quella televisione, ma evidentemente a tutto c'è un limite) e che ha dovuto a malincuore ripiegare su un posticino in politica una volta che si era sparsa la voce che c'era un nuovo partito, la Lega Nord, che stava sdoganando il concetto che anche gli imbecilli ignoranti potessero farne, con gli stessi parametri con i quali il punk sdoganò il concetto che per diventare una rock star non fosse assolutamente necessario saper suonare o cantare, anzi, e non ci lamentiamo che poteva andare pure peggio visto i quattrini che riesce a intascare senza presentarsi mai a lavoro preferendo, in onore dei blasonatissimi esordi di cui sopra, piazzare il culo in poltrona da uno studio televisivo all'altro, dall'alba al tramonto, neppure il tempo per una doccetta veloce (e a sentire i bene informati pare che si senta) dal quale io personalmente, dall'alto (o basso) di quel po' di smaliziataggine che son riuscito a mettere assieme in questa povera vita non mi farei amministrare neppure il buco del culo figuriamoci un paese.
Questi italiani piccoli, brutti, retrogradi, incolti, ignoranti, superstiziosi e creduloni che io disprezzo dal profondo del cuore, che in questo preciso istante stanno esultando sui social network ("non ci credo: troppo bello per esser vero", testuale) per la morte di 700 poveri disperati. Italiani cui, è vero, nessuno ha mai detto che ogni giorno ci sono più connazionai che vanno a "rubare posti di lavoro" all'estero di quanti stranieri arrivino in Italia. Ma che non l'hanno neppure chiesto. A cui, è vero, nessuno ha mai detto che il problema di una potenza industriale che sta sprofondando sotto i colpi di una corruzione che macina i loro soldi come se non ci fosse un domani non possono essere poche centinaia di disperati che sbarcano a Lampedusa senza peraltro la benchè minima intenzione di rimanervi, in Italia, o qualche migliaio di Rom, la maggior parte dei quali cittadini italiani, non simpaticissimi, ma italiani, o qualche gay che vuole sposarsi, ovvero gli unici e sottolineo unici argomenti di cui i colossi della politica di cui sopra riescono a parlare. Ma che non l'hanno neppure chiesto. A cui, è vero, nessuno ha mai detto che il problema della criminalità e della sicurezza dei cittadini non può in alcun modo essere ascritto a una manciata di balordi con l'accento straniero. Perlomeno non in un paese che ha sfornato e che quotidianamente vitta alcune tra le più temibili e feroci associazioni criminali del mondo che tengono sotto scacco ormai interi settori del comparto economico del paese. Ma che non l'hanno neppure chiesto. Presi com'erano dalle vicende sentimentali di quel mostro di talento della Canalis nel prestigioso tg di Italia Uno.

giovedì 16 aprile 2015

ieri oggi e domani..

Il capo della polizia Alessandro Pansa sulla sospensione dell'agente che aveva inneggiato al massacro nella Diaz su Facebook: "la polizia oggi è un'altra cosa".
Ma su, signor Pansa.. A volte un po' meno retorica sarebbe lecito aspettarsela anche da un alto rappresentante delle forze di sicurezza. L'imbecillità umana è un flagello che ammorba tutte le categorie professionali e sociali, dal quale non è purtroppo stata miracolosamente esentata la polizia italiana.
Ne di ieri, ne di oggi. Ne, temo, di domani.

lunedì 13 aprile 2015

allora a posto.

Il poliziotto statunitense che ha ammazzato un poveraccio afroamericano sparandogli alle spalle per un fanalino spento: "ho confuso il taser con la pistola".
Ah, ecco. E allora dillo, cazzo.

giovedì 9 aprile 2015

dalla cina con furgone..

non vivo su Marte e so benissimo che, specie da qualche anno a questa parte, l'equazione Cina-uguale-quattrini è plausibilmente realistica. E perciò vai col mercatino cinese.
Ho sempre pensato (e sostenuto) che gli eventi e le iniziative portino, non tolgano. Perciò benvenga. Quello che avrei evitato è il surmenage di inchini, riverenze, presentazioni, baci e abbracci. Questi si li ritengo veramente inopportuni. Avrei optato per modalità di presentazione e divulgazione più stringate e sobrie.
Expo o non Expo, stiamo parlando di un paese che continua ad andare caramente in culo a ogni convenzione e trattato internazionale a salvaguardia del pianeta, che continua a inquinare impunitamente come se non ci fosse un domani, che considera i diritti fondamentali dell'uomo poco più che una burletta, che impone la più assoluta sistematica censura su libertà di pensiero, espressione e informazione, dove si scuoiano vivi gli animali d'affezione, dove si confezionano allegramente vestiti e giocattoli per bambini con sostanze tossiche e, oops, dove si fucilano le persone negli stadi. Così, giusto per ricordarlo.

mercoledì 8 aprile 2015

donna con te..

da oggi la mia definizione di genere su Facebook è un pochino più precisa, più "personalizzata", come suggerisce lo stesso social nella procedura di modifica delle informazioni, che da oggi è possibile rendere un po' più chiare, più mirate.
 Da oggi (sperando che nessuno sia sopraffatto dallo shock) risulto essere maschio come come all'anagrafe (e che maschio. L'ultimo dei puttanieri..), ma anche gay, come effettivamente risulto essere nella vita vera, un pò al di là, perciò, delle stringate indicazioni catastali che appaiono su un documento.
 Credo sia giusto. Credo che su un social non si tratti di una semplice annotazione identificativa, come appunto su una carta d'identità, ma di una che serve a "socializzare" e a dare un indizio in più a chi deve scegliere se "socializzare" con me o no.
 So che questa cosa arriva dopo una fortissima pressione esercitata sul social di Zuckemberg dalle grandi organizzazioni LGTB del mondo, specie statunitensi (ma in Italia l'Arcy-gay ha dato il suo decisissimo contributo) e perciò sono contento per il risultato che si è ottenuto. Non era vitale per me, ma lo era per molti, e perciò va bene così.
Io piuttosto avrei insistito per ottenere una modifica a quella informazioncina che riguarda la situazione sentimentale. Mi fa dire che sono in una "relazione aperta" ma non mi permette di aggiungere "al pubblico". Ed è un guaio.

martedì 7 aprile 2015

vergogna, vergogna, vergogna.

ci voleva la figura di merda immonda della Corte dei diritti umani di Strasburgo che dice che alla Diaz si è trattato di tortura: pura e semplice tortura, immotivata, ingiustificata, colpevolissima.
 E ci voleva la Corte per capire che di questo si è trattato, mentre invece l'impressione è che fosse lampante anche solo da un singolo fotogramma di quella "macelleria messicana" che si è perpretata in piena "Italia civile", che si era trattato di una mostruosità che avrebbe dovuto contemplare punizioni severissime per TUTTI i responsabili, a partire del ministro degli Interni di allora (quel grande statista di Scaiola), passando dalla politica (maggioranza Berlusconi-Fini) che si è inventata la sua personalizzatissima verità contro ogni evidenza, sino all'ultimo dei poliziotti, anzichè promozioni e avanzamenti di carriera come invece è successo, come se in quella scuola quella notte non fosse accaduto assolutamente niente.
 E ci voleva la Corte pure per ricordarci, con l'ennesima minaccia di sanzioni salatissime in caso di mancato adeguamento, che in Italia continua ad essere lettera morta l'urgenza di inserire nel nostro codice il reato di TORTURA, che per motivi ignoti ai più, non è invece contemplato.
 Una schifezza da Centro America degli anni 70, da repubblichetta africana, da carceri turche di altri tempi. Ecco cosa ha detto oggi la Corte di Strasburgo al mondo intero: che in Italia è potuto succedere un sudiciumaio di questa portata solo nel 2001 in pieno, ennesimo, inutile, costosissimo G8. Vergogna, vergogna, vergogna.
 Spero che questo risarcimento morale enorme e importantissimo serva a lenire anche solo un po' la sofferenza, il trauma, l'umiliazione patiti da gente inerme e assolutamente in-no-cen-te.